Errore medico perdita di chance: IN CASO DI PERDITA DI CHANCHE SPETTA IL RISARCIMENTO

Errore medico perdita di chance: IN CASO DI PERDITA DI CHANCHE SPETTA IL RISARCIMENTO

Errore medico perdita di chance: Il Tribunale di Arezzo, attraverso la sentenza n. 943 dell’8 agosto 2017, si è espresso in materia di responsabilità medica.

L’innovativa sentenza, analizza il profilo del risarcimento danni per perdita di chance nei casi in cui sussista il nesso di casualità tra l’errore medico e il mancato rallentamento della progressione della malattia o l’accorciamento della possibile durata della vita del paziente.

Il caso che ha dato voce alla sentenza in commento, è stato sottoposto all’attenzione del Tribunale mediante la citazione a giudizio dell’Asl di riferimento dell’ospedale in cui il paziente aveva subito un intervento di neoplasia intestinale, da parte dell’unica erede del paziente.

Nelle diverse richieste avanzate, i legali di parte attrice, avevano chiesto anche il risarcimento danni per perdita di chance.

La perdita di chance, riferita alla prospettiva di sopravvivenza del malato, si basava sul presupposto che, nel decorso post operatorio il paziente non aveva mai avuto momenti di miglioramento o stabilizzazione della malattia.

L’Asl, costituitasi in giudizio, contestava la responsabilità dei medici, eccependo che gli stessi si erano attenuti unicamente ai protocolli e alle linee guida.

Durante la fase istruttoria, invece, dalla Ctu emergeva chiaramente che i sanitari del reparto di oncologia erano responsabili per aver omesso di porre sufficiente attenzione al referto dell’esame istologico, in base al quale sarebbe stato opportuno prima di dimettere il paziente replicare tempestivamente l’operazione.

Si evinceva, quindi, che la negligenza dei sanitari aveva inciso sulle condizioni di vita del paziente, provocando un lungo decorso post operativo senza segni di miglioramento, conclusosi, poi con la morte del paziente.

Da tale ultima considerazione, si evince che la condotta tenuta dai medici aveva impedito al paziente la possibilità di sopravvivere più a lungo e in condizioni migliori di quanto purtroppo si è verificato.

Per determinare poi la quantificazione del risarcimento, bisogna fare un rapporto tra la riduzione del pericolo di sopravvivenza provocata dell’errore medico, nonché sulla percentuale di possibilità astratta di conseguire il risultato massimo raggiungibile.

Nel caso di specie, la quantificazione del risarcimento, è stata individuata compiutamente dal CTU, che aveva stimato nei casi di operazioni del genere una sopravvivenza in media di cinque anni, nell’80% in casi che riguardavano tali tipi di patologie e operazioni.

Mentre invece il paziente a causa dell’errore medico patito, non solo era deceduto dopo solo tre anni, ma visto il decorso post operatorio dove non erano mai stati riscontrati momenti o segni di miglioramento, aveva vissuto in condizioni pessime.

Veniva in tal modo accolta dal Tribunale di Arezzo, la richiesta di risarcimento danni avanzata dall’unica erede del paziente, oltreché il riconoscimento del danno da perdita di chance di vita.

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