Separazione audizione minore infradodicenne. Quando e come va ascoltato?

Separazione audizione minore infradodicenne. Quando e come va ascoltato?

Separazione audizione minore infradodicenne. Quando e come va ascoltato? In caso di separazione personale tra coniugi, qualora si assumano dei provvedimenti in ordine alla convivenza dei figli con uno dei due genitori, il giudice dovrà ascoltare il minore infradodicenne che sia capace di discernimento. E’ quanto è stato stabilito dalla Corte di Cassazione, prima sezione civile, con sentenza n. 10774/2019, con la quale la Corte ha accolto il ricorso di un padre al quale la Corte d’Appello di Milano aveva revocato l’affidamento del bambino in via esclusiva concessogli in primo grado.

Separazione audizione minore infradodicenne. Quando e come va ascoltato? Nel caso di specie, infatti, il Tribunale di Busto Arsizio, nel pronunciare la separazione personale tra i coniugi, aveva affidato il figlio minore infradodicenne della coppia in via esclusiva al padre, addebitando la separazione alla moglie per abbandono del tetto coniugale. La donna, gia’ all’epoca del giudizio, si era trasferita dalla Lombardia alla Sicilia, portando con sé il bambino contro la volontà del padre. L’uomo ricorreva, pertanto, alla Corte d’Appello di Milano che, revocava l’affidamento del bambino al padre per collocarlo presso la residenza materna in Sicilia e affidarlo al Comune del luogo per motivi educativi e di cura. Il motivo? Mantenere la continuità della convivenza con la genitrice nell’interesse del fanciullo. Tempestivo il ricorso in Cassazione del padre, affinché il figlio gli venisse nuovamente affidato come già deciso in primo grado. Secondo il ricorrente la Corte d’Appello non aveva tenuto conto:

– delle risultanze della CTU svolta davanti al Tribunale, che aveva individuato nel padre il genitore idoneo a curare ed educare il minore;

– del diritto del minore di mantenere rapporti continuativi con entrambi i genitori e con i nonni sia materni che paterni;

– dello scarso rendimento scolastico del figlio e delle sue precarie condizioni di salute, in quanto trascurato dalla madre;

– del fatto che la donna aveva di fatto impedito al minore di essere sentito dal giudice e dal CTU nominato in primo grado.

La Suprema Corte, ritenendo fondati i motivi, ha accolto il ricorso e ha rinviato alla Corte d’Appello di Milano in diversa composizione. Questa la motivazione della sentenza: “In tema di separazione personale tra coniugi, ove si assumano provvedimenti in ordine alla convivenza dei figli con uno dei genitori, l’audizione del minore infradodicenne, capace di discernimento, costituisce adempimento previsto a pena di nullità, in relazione al quale incombe sul giudice un obbligo di specifica e circostanziata motivazione – tanto più necessaria quanto più l’età del minore si approssima a quella dei dodici anni, oltre la quale subentra l’obbligo legale dell’ascolto.Questo non necessario solo se ritenga il minore infradodicenne incapace di discernimento ovvero l’esame manifestamente superfluo o in contrasto con l’interesse del minore, ma anche qualora il giudice opti, in luogo dell’ascolto diretto, per un ascolto effettuato nel corso di indagini peritali o demandato ad un esperto al di fuori di detto incarico, atteso chel’ascolto diretto del giudice dà spazio alla partecipazione attiva del minore al procedimento che lo riguarda, mentre la consulenza è indagine che prende in considerazione una serie di fattori quali, in primo luogo, la personalità, la capacità di accudimento e di educazione dei genitori, la relazione in essere con il figlio”.

Secondo gli Ermellini, non solo la Corte d’Appello si è discostata dalle conclusioni del CTU nominato dal Tribunale di primo grado, ma non ha neppure motivato adeguatamente la decisione di collocare il bambino presso la residenza della madre.

In materia di separazione audizione minore infradodicenne determinante, dunque, è l’ascolto del minore per stabilire la sua collocazione.